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Il libro di Italia2013, ecco un assaggio

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Esce oggi in libreria il libro scritto dagli autori di questo blog. Eā€™ acquistabile online sul sito dellā€™editore Ediesse. Pubblichiamo qui di seguito lā€™introduzione, sperando faccia crescere la curiositĆ  nella potenziale lettrice e nel potenziale lettore.

Questo libro ĆØ il frutto di un lavoro collettivo, iniziato nel 2009 con la creazione del blog Italia2013. Scrivemmo allora che il 2013 era una data Ā«vicina e lontanaĀ» allo stesso tempo, e che volevamo coltivare idee e analisi per costruire un Paese diverso. Ora quella data ĆØ arrivata, e perciĆ² abbiamo deciso di mettere le nostre idee su carta. Non si ripropongono qui i post che si trovano online (e che lƬ rimarranno), ma si cerca di dare una forma piĆ¹ compiuta ai nostri pensieri. CiĆ² non vuol dire, perĆ², che quanto scritto qui sia definitivo e chiuso: anzi, lā€™obiettivo di questo libro ĆØ proprio quello di aprire un dibattito e una riflessione. Chi vorrĆ  contattarci suĀ  per organizzare una presentazione, per discutere o anche solo per farci notare che abbiamo sbagliato qualcosa, ci troverĆ  molto ben disposte/i. Basta scrivere un commento alla fine di questo post.

Gli undici capitoli che seguono hanno sicuramente tralasciato dei temi importanti: non era nostra intenzione scrivere un Ā«programmaĀ» nĆ© affrontare tutti i problemi che la societĆ  italiana ha di fronte. Abbiamo cercato di parlare di cose sulle quali avevamo qualcosa da dire ā€“ e sulle quali abbiamo scritto di piĆ¹ negli scorsi anni. Sono rimaste comunque fuori per motivi di tempo e spazio questioni a noi care come lā€™immigrazione e il diritto per chi nasce in Italia di avere la cittadinanza.

Per altri temi, abbiamo preferito rimanere fedeli alla nostra idea che vita e politica vadano tenute saldamente insieme e per questo il nostro lettore non troverĆ  molto su argomenti di cui invece si ĆØ discusso tanto in questi anni come le leggi elettorali o le Ā«riformeĀ» della giustizia.

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Questo libro inizia ragionando sulla Ā«cadutaĀ» del berlusconismo, un evento che, come scrive nel primo capitolo Cecilia Dā€™Elia, non si capisce se si perde di vista lā€™ingresso in scena di tanti soggetti nuovi. Una delle idee che ci ha unite/i ĆØ stata proprio lā€™analisi della fine del governo di Silvio Berlusconi, nella quale la mobilitazione delle cittadine e dei cittadini ha avuto un ruolo importante. Nel secondo capitolo, di Mattia Toaldo, proseguiamo provando a raccontare, secondo noi, Ā«come cambia lā€™ItaliaĀ», e cioĆØ quali sono le forze oggi in campo per il cambiamento: noi pensiamo, infatti, che il nostro non sia assolutamente un Ā«Paese di destraĀ» che Ā«si merita BerlusconiĀ».

Raccogliamo poi lo stimolo di intelligenze preziose come Barbara Spinelli, che chiedono alla sinistra italiana di pensare europeo: Riccardo Pennisi e Jacopo Rosatelli scrivono perchĆ© ĆØ importante, per ripartire, Ā«pensare e fare EuropaĀ». Anche il capitolo successivo ci conduce fuori dai nostri confini, per ragionare sul profilo teorico-culturale della sinistra. Nel 2008, la vittoria di Obama ha coinciso con lā€™esplodere della crisi economica e con un primo tentativo di inversione di egemonia, dopo trentā€™anni di un dominio conservatore che aveva pesantemente Ā«contaminatoĀ» anche le forze progressiste.

Una delle cose che la crisi ha evidenziato, infatti, ĆØ stata il fallimento dellā€™ipotesi teorica della Terza via, fatta propria da Blair, Schrƶder e Clinton, e sostenuta anche in Italia da tanti, fuori e dentro lā€™attuale Partito Democratico. Rosatelli e Mattia Diletti discutono, quindi, cosa cā€™ĆØ in campo Ā«dopo la Terza viaĀ».

Parte dei fallimenti del centrosinistra europeo si ĆØ consumata sul terreno economico, quando si ĆØ accettata acriticamente lā€™idea che solo lā€™austeritĆ  di bilancio potesse condurre il continente fuori dalla crisi. E invece, come scrivono Cecilia Navarra e Marco Gozzelino, si tratta di costruire Ā«Non una crescita austera, ma una crescita giustaĀ»: la redistribuzione del reddito e il nuovo modello di sviluppo non si fanno dopo aver conseguito la crescita, ma ne sono il presupposto. La vita delle persone ĆØ, per una parte rilevante, data dal lavoro.

Che oggi o non cā€™ĆØ oppure ĆØ precario oppure ancora non aiuta a non essere poveri. Claudia Pratelli, nel capitolo Ā«PrecarietĆ  o lavoro?Ā» non solo evidenzia questi aspetti, ma fa unā€™analisi delle politiche da attuare per uscire da questa condizione che blocca il futuro del nostro Paese. Sempre a proposito di lavoro e modello di sviluppo, in questi anni noi non ci siamo rassegnati di fronte a chi diceva che con la cultura non si mangia. La cultura invece, come scrive Francesca Romana Marta, ĆØ come lā€™acqua potabile: perchĆ© ĆØ indispensabile per lo sviluppo economico e civile del Paese e perchĆ© ĆØ un bene comune. In questi anni, tra i tanti movimenti sociali, quello del mondo dellā€™universitĆ  ĆØ stato uno dei piĆ¹ grandi e al contempo uno dei piĆ¹ sconfitti. La riforma della Gelmini, attuata dal governo Monti, non era lā€™unica strada praticabile, come scrive Stefano Anastasia. Noi pensiamo che si debba (ri)costruire un sistema formativo che riduca le disuguaglianze e non, come accade nel nostro Paese, che funzioni in modo da riprodurle. PerchĆ© le disuguaglianze non sono un tema secondario: al contrario, sono quello centrale per lā€™analisi della societĆ  e dellā€™economia italiane. Per esempio, da qui bisognerebbe ripartire per parlare di Ā«promozione del meritoĀ» in un Paese che, oggi, ĆØ Ā«bloccato dalle ingiustizieĀ» come illustra, dati alla mano, Alfredo Amodeo.

Ci occupiamo, infine, di due cittĆ  emblematiche, come Roma e Milano. PerchĆ© la dimensione locale della politica, per noi, non ĆØ affatto una dimensione Ā«minoreĀ». Spesso, anzi, ĆØ il teatro dove la politica ā€“ come amministrazione, visione, conflitto ā€“ riesce a dare il meglio (ma anche il peggio) di sĆ©. A Roma, come scrivono (anche qui con dovizia di dati) Riccardo Pennisi e Federico Tomassi, cā€™ĆØ stato Ā«lā€™anno zeroĀ» per la sinistra e per le politiche urbane, che non la vittoria di Alemanno nel 2008 aveva trasformato la Capitale nel laboratorio avanzato del centrodestra. A proposito di futuro, Lorenzo Fanoli ci racconta di come invece lā€™impresa di Giuliano Pisapia a Milano sia stata, per molti aspetti, Ā«lā€™anno unoĀ»: per come ĆØ arrivata e per quello che ha prodotto nel suo primo anno di governo, dopo un lunghissimo ciclo di egemonia leghista e berlusconiana.

Alla fine del libro non abbiamo voluto fare delle conclusioni vere e proprie, ma proporre delle tesi, che possano essere discusse e, se necessario, confutate: non crediamo di avere la veritĆ  in tasca. E tuttavia, non illudersi di possedere ricette infallibili non significa, secondo noi, sottrarsi al compito di avanzare delle analisi e fare delle proposte. PerchĆ© la politica ĆØ (e deve essere) anche battaglia delle idee. E in questo Paese, che ĆØ Ā«anche nostroĀ», vale ancora la pena di combatterla.

Ā (Cecilia Dā€™Elia e Mattia Toaldo)


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